La Grande Guerra

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Il 2020 sta per finire, anno che in tutto il mondo è stato, per un motivo o per l’altro, il peggiore della storia conosciuta semi pacifica; e ancora non si sa se riusciremo a terminare questa, che è La Grande Guerra.

La Grande Guerra è una commedia drammatica, italiana e francese, di 135 minuti, uscito nel 1939, visibile ora solo su YouTube, è un’opera sotto alla regia di Mario Monicelli con protagonisti Vittorio Gassman (Giovanni Busacca) e Alberto Sordi (Oreste Jacovacci) ed una piccola parte a Silvana Mangano (Costantina).

Solo nominato agli Oscar come Miglior film straniero, il film ha vinto diversi altri premi, come per entrambi i protagonisti il David di Donatello.

C’è una lunga fila al centro di reclutamento: è una chiamata alle armi. Entra il milanese Giovanni, che non è contento di questa chiamata obbligatoria. Vede uno in divisa ch’è lontano dagli altri,  e s’avvicina. 

Lui è Oreste, romano, e dopo qualche presa in giro sulle loro provenienze, Giovanni gli chiede se è possibile fargli dare il rinvio alla chiamata. Oreste gli chiede soldi, ma il milanese vuole avere un’evidenza del suo impegno, cosicché il romano finge di chiedere ad un superiore, e riesce a buggerare Giovanni.

Si rivede il milanese in divisa e in marcia con gli altri soldati, con i quali gioca, gli dice di non farsi prendere in giro dai superiori, e dimostra d’essere quello che non si fa mai fregare perché il suo zaino, non è pesante, lui lo porta vuoto.

Dopo sei mesi, Giovanni e Oreste si rivedono sul treno, e il milanese vuole fargli pagare il maltolto. Lo rincorre, lo raggiunge, ma poi invece di picchiarsi, iniziamo a parlare, col milanese che dice “Non è la mia guerra”, e il romano che è in accordo.

All’arrivo, nella sala del riposo delle reclute viene fatto caporale di giornata Oreste, che al sentire questa sua momentanea promozione si galvanizza, e sale in un punto che appare come un balcone nella sala, da degli ordini con carisma evidentemente mascherato, ed ottiene delle pernacchie e la perdita di quel ruolo.

Dalla finestra vedono il battaglione di ritorno dalla prima linea; sono a pezzi, non vogliono parlare. Il prossimo battaglione a partire sarà quello di Oreste, che crede all’esercito italiano ma vuole che siano gli altri a combattere, e Giovanni, che si sente superiore, che non vuole fare, ma studiare gli atteggiamenti senza neanche guardarli.

Giovanni conoscerà l’allegramente triste Costantina, ragazza che conoscono bene tutti i militari della zona, ma che lui…

Giovanni, Costantina e Oreste

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Questo fu il film nel quale i due protagonisti divennero personaggi evidentemente importanti sia in Italia che all’estero. Sordi, nonostante i moltissimi lavori, era visto come un buon comico, mentre Gassman aveva già una figura teatrale con più ruoli, ma fu quest’opera che gli diede il meritato risalto.

È una storia che ci fa vivere la parte dei soldati in quella guerra, tutto ciò che potevano passare e pensare, gli incroci tra persone che fanno nascere idee e sentimenti, i timori nascosti, i trionfalismi inventati, le bugie dolci, ma che risultano tristemente salate.

Loro passavano la gran parte del tempo in attesa, nell’aspettar che gli venisse dato un ordine, che si dovesse ripiegare o attaccare, ed eran spesso in gruppi, e si parlava poco lamentandosi tanto.

La guerra è un lungo ozio senza riposo.

Frasi celebri, recitazioni eccellenti. Si vedono la pochezza delle cose, e l’immensa quantità delle emozioni. I due personaggi, in questo film sono spesso insieme, ma non li si può chiamare amici.

A volte le nostre personalità possono essere camuffate, mascherate da noi stessi, e solo quando accade qualcosa di realmente importante, fondamentale, la parte pulita di noi esce fuori, ed in quel caso è lei che domina noi, è lei che ci fa parlare, è lei che agli occhi degli altri rimarrà sempre invisibile.

Io so’ un’viacco, c’ ho sanno tutti è la frase del film finale che ci saluta.

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