Django Unchained

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In questo mondo difficile, una sera, intento nei pensieri tra i torti subiti, circumnavigando con lo sguardo i titoli su Netflix, e non ho potuto non vedere quella new entry con la D muta: Django Unchained.

Film americano del 2012 della durata di 165 minuti, genere western, azione, avventura e… (poi ti scriverò), alla regia di Quentin Tarantino esibiscono il loro talento Jamie Foxx (Django), Cristoph Waltz (dott King), Leonardo DiCaprio (Calvin Candie), Kerry Washington (Broomhilda), Samuel L. Jackson (Stephen), e starà a te comprenderne il protagonista.

Cinque le candidature all’Oscar, e lo vincono come Miglior sceneggiatura originale Quentin Tarantino, e Miglior attore non protagonista (?) Cristoph Waltz.

 

Siamo assolati, col caldo che ci soffoca nonostante li stiamo solo vedendo quegli schiavi neri che sono trasportati, tutti legati tra loro, da due bianchi che sono a cavallo. In tarda sera si vede una carrozza che da lontano gli viene incontro, e mentre tra i prigionieri non ci sono pensieri, i negrieri la vedono come minaccia.

C’è solo una persona che la sta guidando, ed è il dott King, che alla domanda minacciosa di uno dei due fratelli negrieri sul chi sia, King esprime verbalmente il suo eccellente eloquio mirando che ha quest’ottima merce: diversi negri ai quali vuole porre una domanda.

Waltz in Django

Scende dalla carrozza e, sempre mentre parla con i due fratelli, si avvicina e studia da vicino i negri, poi si ferma sullo sguardo fermo e deciso di uno di loro. Uno dei due fratelli gli punta il fucile dicendogli che non deve parlare ai negri, e King gli propone di volerne comprare uno, ma quello nega la possibilità, e il dottore spegne la luce che lo illumina e con due colpi immediati lo uccide e colpisce il cavallo dell’altro, che rimane bloccato sotto la bestia morta.

L’uomo dello sguardo di prima è Django, e a domanda, risponde di conoscere i fratelli Brittle, cosicché al fratello bloccato dalla bestia King chiede l’atto di vendita, ma lui nega, sofferente. Lo lascia ai neri liberandoli, e gli dice di fare quello che vogliono, mentre Django verrà pagato per indicargli gli altri fratelli.

Kelly Washington in Django

King e Django arrivano in un paesino, e sono tutti stupiti nel vedere un nero vestito bene  che porta un cavallo. Entrano nella locanda, e il locandiere s’impaurisce a vedere quel nero all’interno, e corre dallo sceriffo. Quando sono soli, King dice a Django di essere un cacciatore di taglie, e propone l’accordo del viaggiare insieme per trovare i fratelli Brittle al nero, che accetta.

Arriva lo sceriffo che li insulta e li ironizza davanti alle tante persone fuori dal locale, e quando di volta King gli spara un colpo alle spalle, poi lo finisce con uno alla testa, e tutto il paesino armato sta per rivoltarsi verso quegli uomini che hanno ucciso lo sceriffo, e Django dice “Non andiamo?”, King “Vieni”, ed entra nella locanda.

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Seppur t’abbia lasciato con quei puntini nei generi che potrebbero riassumere questo film di Tarantino, posso svelarti che la comprensione, è semplice: i film di Tarantino sono del genere TARANTINIANO, e che io ricordi, al momento è l’unico a dare l’appellativo al genere.

Quest’opera, nella quale il protagonista (?) doveva essere Will Smith poi sostituito da Foxx, cavalca la fase anti razzista del regista che espresse un’idea per una trilogia che comprendesse questo, Bastardi Senza Gloria e il possibile Killer Crow.

Senza voler elogiare la prova immensa del vincitore dell’Oscar non protagonista (?) Waltz, o quella dell’Oscar 2005 Foxx, ci tengo a sottolineare l’interpretazione del solitamente diverso DiCaprio, attore che riesce a trasformare qualunque cosa gli accada in scenica, come il punto nel quale in questo film Cardie s’infervora e da uno schiaffo al tavolo, con la mano che sanguina nel proseguo. La scena la vedrai, e quel sangue è reale, lui ha continuato.

Quei (?) che vedi, sono sul fatto che in questo, come negli altri film tarantiniani, comprendere l’esatto protagonista è un compito semplicemente particolare, sicché anche chi fa comparsa, è intrinseca di un valore d’elogiante bellezza, sennonché importanza.

 

 

 

 

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2 Comments

  • Melissa

    Reply Reply 24 settembre 2020

    Bellissimo questo film, nonostante duri tantissimo riesce a tenere alta l’attenzione fino all’ultima scena, anzi, è quasi un crescendo.
    Io poi sarò anche di parte, ma Leo Dicaprio doveva vincere l’oscar per questa performance pazzesca.

    • Tommaso Bucciarelli

      Reply Reply 24 settembre 2020

      Un crescendo d’immensità abnorme, che ti trascina con azione ed emozione.
      Melissa, su DiCaprio abbiamo lo stesso parere: uno degli attori migliori degli ultimi 20anni 😉

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