Se son rose…

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Oggi è la vigilia di Natale, e ieri sera mi sono chiesto cosa potessi fare?

Un paio di richieste per uscire amichevolmente hanno subito un declino, ma essendo stato tutto il giorno e ancora la sera prima dentro la mia casa, sentivo il bisogno di andare fuori.Messaggio vocale di un amico che mi arriva, e organizzazione effettuata: Warner Village Cinema, e film simpatico per addentrarci nelle feste; anche se in effetti non è stato propriamente così…

Warner Bros Cinema, visione giornaliera

Se son rose… ha una trama semplice, ma per chi vuole viverla è efficace.

Leonardo Pieraccioni interpreta Leonardo Giustini (nome non casuale), un giornalista lascivo, che non evidenzia interessi e si sente un giovane vecchio per il quale cambia tutto velocemente nel web, ma nulla oggettivamente nella sua vita. Nulla, a parte le sue compagne.
La figlia quindicenne cerca di svegliarlo dal torpore inviando, mentre lui dorme, alle sue ex il messaggio “Sono cambiato. Riproviamoci!”, e da là parte per lui un viaggio a ritroso nella sua mente che mentiva in passato, e che forse lo farà anche nel presente.

Come ho scritto una trama semplice, morbida e per molti tratti gaudente, ma la cosa della quale tengo più conto, a parte le interpretazioni di attori validi e appropriati, sono i tratti semi poetici di alcuni discorsi degli stessi, con Leonardo che con l’accento toscano adororabile definisce romanticamente le tresche (i trombamici, ma spero lui non mi legga), come un faro che esiste anche se la nebbia lo nasconde, prosa che s’addolcisce simpatica nei momenti con le uscite della sua vicina signora Coscia, d’origine campana.

Nel ritrovare quei suoi affetti del passato, quel suo sventolare per dar corpo alla fiamma dell’amore, all’autore che ti sta scrivendo lo ha colpito introspettivamente, tanto dal descriverti se stesso in terza persona.

Mi sono tuffato (in prima persona) in una piscina, vuota, non trovando l’acqua che trova il piede di Leonardo nella vaschetta quando passa davanti alla sua ultima… amica con la quale tromba.
La botta in testa che ho dato in quella piscina (e non solo là è accaduto), mi sta facendo volare sopra i paletti che non esistono più, dove ci incontravamo con la mia fu comitiva, per arrivare a mettermi in posa dinnanzi alla Gran Madre di Torino, dando il mio iPhone a un passante che mi fa il favore di scattare nonostante sia a Palermo, a La Cala, punto nel quale un giorno andrò per partire e visitare l’Africa del sud dopo esser passato per Capena; seppur in molti di questi posti ci sia un blocco, che rendono lo smartphone duro come le corna di un toro, che se due son gemelli, ma bilanciati e puliti, come se fossero una giovane vergine.

Un volo che non è nè mentale nè sognante, ma pressoché pesante poiché d’animo, che è certosì gioso per aver vissuto molto di quel tempo leggero, ma massiccio, visto che pieno di ricordi di entità perdute che dispiacciono, mancano.

Ricordi.
Ne parla anche Angelica nel film.
E tu, mio caro lettore, ricorda il tuo passato, poiché è attraverso gli atti riusciti o falliti che si forma la nostra crescita, e senza sofferenza non potrebbe esservi la felicità che cerchiamo tutti.

Buon Natale, buone feste, buona vita.

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