Lazzaro Felice

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In certi momenti, quando si sta parecchio giù con il timore che accadono cose terribili a te stesso o a coloro che ti circondano, si spera nella rinascita, e si vorrebbe divenire un Lazzaro felice.

Un film drammatico uscito nelle sale il 31 maggio 2018 della durata di 130 minuti, regia di Alice Rohrwacher, prodotto dalla Rai Cinema ora distribuito da Netflix (reperibile su Amazon Prime); protagonista il giovane Adriano Tardiolo (Lazzaro), con Agnese Graziani (Antonia ragazzina), Alba Rohrwacher (Antonia adulta) e Nicoletta Braschi (marchesa Alfonsina De Luna).

Premiato al Festival di Cannes per Migliore sceneggiatura.

Locandina

Siamo nell’alto Lazio, e Lazzaro fa parte di un gruppo di mezzadri, contadini, che lavorano ininterrottamente da sempre. Sono in una abitazione rustica nel parco dell’Inviolata, nella quale abita la padrona marchesa De Luna con il giovane figlio Tancredi.

Per i mezzadri il rapporto con la marchesa non esiste, parlano solo con il contabile che gli da ordini precisi e raramente accenna lieve simpatia, ed il signore ha una figlia che presenta a Tancredi, ma per lui è come se la ragazza non ci fosse.

Tra i mezzadri che da sempre non sanno cosa c’è fuori da quel terreno, quello che non si ferma mai ma non propone nulla, e aiuta tutti, è Lazzaro, chiamato sempre quando occorre forza fisica. Lui non si lamenta mai, ed è ammirato spesso dalla giovane Antonia.

Il vivere per i mezzadri è senza contratto, né contatti con l’esterno; sono rustici, hanno poche piccole cose e pochi pensieri, e tra loro avviene l’avvenimento importante che è uno pseudo fidanzamento di un giovane con una giovane, che quando lo comunicano a tutti, festeggiando con un bicchiere di vino, annunciano che proveranno ad andare a vivere in città.

Il giorno dopo i giovani si fanno trovare seduti sul posteriore del furgone aperto del contabile, affermando che vorrebbero essere accompagnati in città, ma lui nega questo evento.

Tancredi, figlio dei padroni, passa vicino ai contadini, si ferma a guardarli, e dice che vorrebbe un caffè per poi fumare la sigaretta, e l’unico che parla è Lazzaro che afferma di averlo. Si allontanano dagli altri e arrivano in un punto coperto sul colle. Tancredi è stupito, non immaginava esistesse un posto dove il solo Lazzaro andasse, e lo obbliga a nasconderlo, vuole fingere d’essere stato rapito per farsi dare un miliardo di lire dalla madre. Scopre che Lazzaro non sa chi siano i genitori, e inventa che sono mezzi fratelli, perché probabilmente il padre avrà voluto in passato divertirsi con una di loro, contadini che chiama schiavi.

Tancredi si nasconde, la madre viene a sapere che lui è stato rapito, ma non ci crede, mentre la figlia del contabile invece si, ed è ferita, intimorita e nervosa con la paura di perderlo.

Tavola festosa di mezzadri

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Perché Lazzaro è felice?

Lazzaro è una forma di vita umana pulita, non macchiata dalla società dell’avere per essere, della felicità mascherata, dal far meno per avere tanto, dall’economia.

Lui rappresenta la candida voglia di aiutare per provare, non esibire; lui è un sorriso. Gli piace che gli altri stiano bene, non l’attivarsi per raggiungere un obiettivo di avere per dimostrare di essere.

Ignora le cose che poi incontrerà nel suo percorso (di vita?).

Pare un’immagine francescana, che nutre i suo sorrisi facendo star bene degli altri.

Parla, ma solo se ne trova utilità verso il prossimo.

La pulizia interiore gli fa crede a qualsiasi cosa gli dicano, e si poggia solo su quello, senza sforzi di ragionamento, poiché, questo è quel che ho intuito, il pensare troppo ci sporca.

I lupi li chiamano, gli dice Tancredi, e lui che è il mezzo fratello suo, ci crede e risponde agli ululati.

Una prova che evidenzia il grande talento della regista Rohrwacher, che dipinge una forma di cinema che sembrava essere sparita, aiutando sicuramente Tardiolo a compiere la sua prima prova in maniera più che buona; il momento in cui scende dal colle e inciampa un paio di volte sembra naturale, ma sento sia stato studiato. Eccellente la prova degli altri attori, tra i quali Alba, che interpreta Antonia non più pulita, ma cresciuta e macchiata, come gli altri che passano dal rustico degli sfruttati, allo sporco dei ladri.

Non pretendo il candore illibato, ma in questo momento sento che il cambiamento si sta attuando, e non so se sarà solo uno step, o l’effettiva rinascita dell’umanità che passerà ad  aiutare per aiutarsi.

Richiamo alla locandina

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