Il Divo

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Ad oggi, di politica parlamentare non se ne parla, ma se ne urla, e su Netflix c’è un film che vidi più di dieci anni fa, e che biografa quel personaggio politico che per tanti anni è stato Il Divo.

Il Divo è un film biografico e drammatico del 2008, dura 110 minuti , regia, soggetto e sceneggiatura sono di Paolo Sorrentino che ha voluto come protagonista Toni Servillo (Giulio Andreotti) accompagnato da molti altri attori tra i quali Anna Bonaiuto (Livia Danese) e Carlo Buccirosso (Cirino Pomicino).

Paolo Sorrentino con questo ha vinto il premi giuria al Festival di Cannes.

Toni Servillo ha vinto il David di Donatello come miglior attore protagonista.

Giulio Andreotti

Le immagini si aprono con il Glossario, nel quale vengono riferiti i brutti fatti accaduti negli anni ’70 e ’80, con tanti omicidi e le perplessità che rimangono fino ad oggi.

Si vede Andreotti che vaga per la casa, e prende l’aspirina per il perenne mal di testa, quello che lo accompagnerà sempre.

Un pomeriggio c’è l’incontro con i ministri del settimo governo del neo eletto Andreotti, dove lui è sulla poltrona e si sta facendo fare la barba, mentre quei politici gli sono intorno e gli parlano come se fossero abituati a questa eventualità, ed iniziano ad apparire le prime incomprensioni.

In un altro giorno c’è una donna che deve incontrarlo, raggiunge il punto, e deve essere preannunciata dalla signora che lo segue da anni, e la donna, timorosa, le chiede se deve deve averne paura poiché dicono sia pericoloso, e la signora le risponde con un sorriso e le dice che non è pericoloso, ma spericolato, e le aggiunge, per aiutarla, di studiargli le mani, visto che ogni gesto che fa, ha una sua concretezza sui suoi stati d’animo.

La sera c’è un’immensa festa tra le mura eleganti, e ci sono i ministri ed altri pollici, ma Andreotti non si ferma a festeggiare.

Si sentono poi le parole scritte nelle lettere di Aldo Moro in quei giorni in cui fu sequestrato prima d’essere ucciso, ed in questa lettere lui attaccò garbatamente molti politici, ma soprattutto Andreotti, ed in questa si ascolta Moro che gli domanda che cosa ricordare di lui.

Pomicino un pomeriggio lo raggiunge, e semi sorridendo gli dice che sarà naturale che a breve questo governo cadrà, ma che non dovrebbe essere proprio questa la maniera.

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Come ti ho scritto, è più di dieci anni fa che vidi per la prima volta questo film, e nel rimirarlo ho avuto sensazioni in certi casi simili, in altri migliori. Mi era piaciuto giù all’epoca, e l’aver udito quella colonna sonora particolare, sin dalle prime immagini dopo il glossario, mi aveva amplificato la voglia di continuare a vederlo, poiché nei primi secondi mi sembrava un documentario.

Le cose che ho studiato di più stavolta, sono state la fotografia, la scenografia e la presenza degli attori, quindi il trucco, e devo dirti che è in assoluto un film studiato ed eseguito bene.

Eccezionale Toni Servillo, e nel momento in cui esegue un monologo mai realmente avvenuto, ma ipotizzato nei pensieri di Andreotti, è là che si ammira indiscutibilmente il suo talento.

La cosa che mi aveva incuriosito di più a quei tempi, è come l’avrebbe presa il reale Giulio Andreotti che era ancora in vita, e ricordo di aver letto su un giornale, pochi giorni dopo che lo vidi, che quel che aveva visto in quelle immagini, era molto cattivo, una mascalzonata, opinione che poi cancellò su TV Sorrisi E Canzoni, esprimendo che un politico è meglio sia criticato che ignorato, quindi, le mascalzonate sono ben altre.

Ci si esprime e si crea sempre una cosa sulla quale poggiare le proprie emozione, è una caratteristica umana, ma qualcuno diceva, dice e dirà, che tutto è politica.

Nel film c’è un elenco di fatti, che potrebbero essere casualità, ma che portano a tanti eventi negativi, come responsabile, Andreotti, ma ogni cosa è complessa.

È un caso anche se la situazione è un po’ più complessa.

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